Il teatro è luogo di sperimentazione e produzione lungo un metodo tracciato da Claudio Misculin, prima con Angela Pianca (Velemir Teatro 1983), por rifondato con Cinzia Quintilliani negli anni Novanta, con l’Accademia della Follia.
Il metodo dell’Accademia cerca nella tecnica e nel corpo il limite per tradurre in scena gli impulsi, i miti, le forze dell’inconscio, seguendo la scia del teatro performativo e sperimentale del secolo scorso: oltre il teatro classico di rappresentazione, questa pratica restituisce alla scena il suo valore di festa e di rituale. Esperienza profonda e rivoluzionaria del corpo.
Oltre ciò, l’Accademia è invenzione di nuove forme istituzionali e di professionalità che traducono le singolarità artistiche in strumenti di trasformazione sociale e istituzionale, ulteriore grado divergente nella rivoluzione basagliana.
Confine di conflitto, indeciso e disubbidito, tra il dentro e il fuori, tra la vocazione e il mestiere, l’Accademia della Follia è uno spazio di molteplici possibilità del fare. Non teatro emarginato, né rappresentazione della marginalità, ma propriamente luogo di lavoro teatrale.