Citazione da “Leros, anche il nulla ha un nome”. Giovanna Gallio e Antonella Pizzamiglio

Nel manicomio di Leros, che verso la fine degli anni ’70 era giunto a ospitare quasi tremila internati provenienti da tutta la Grecia, ho realizzato il mio primo reportage. Era l’ottobre del 1989 e tutto è accaduto all’improvviso, sotto la pressione di eventi e circostanze eccezionali, che possono tra l’altro motivare come mai queste fotografie siano rimaste per vent’anni chiuse nel cassetto, non pubblicate.

In questo reportage si sommano tante coincidenze, tante “prime volte”. Perla prima volta a ventitre anni mettevo piede in un ospedale psichiatrico, potendolo vedere da vicino; e più che altro “sentirlo” negli odori, nelle urla, nelle reazioni del mio stesso corpo che veniva avvicinato, toccato e a sua volta guardato dagli internati. Per la prima volta la macchina fotografica penetrava clandestinamente nel manicomio di Leros per strapparne le immagini più nascoste: svelare gli interni, documentare la vita quotidiana dei malati nei diversi padiglioni. Per la prima volta gli internati si facevano da me fotografare non come “oggetti” colti a una certa distanza, inquadrati e messi in prospettiva dal mio occhio meccanico. Lo scatto fotografico era ottenuto in una specie di lotta contro il tempo, in un corpo a corpo tra me e l’immagine da “rubare”, da ottenere e conquistare malgrado tutto.

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Autore Antonella Pizzamiglio, Giovanna Gallio
TitoloLeros, anche il nulla ha un nome
Soggettostoria orale - antonella pizzamiglio - giovanna gallio - leros - manicomio - grecia
DescrizioneIl racconto delle giornate di Antonella Pizzamiglio nel manicomio civile dell'isola di Leros (Grecia)
TipoImage
Data
IdentificatorePB_MC_39-TXT