immagini
tra produzione e performance
Raccogliamo qui alcune immagini dei lavori di Elisabetta Comuzzo, Diego Porporati, Pino Rosati, alcuni tra i tanti artisti che hanno dato vita allo spazio del Laboratorio di arti visive P, i cui materiali sono andati purtroppo in gran parte perduti e in altra parte venduti in gallerie d’arte a livello principalmente italiano ed europeo. Le immagini sono parte del fondo Oltre il Giardino, le persone che hanno scattato le immagini ancora oggetto della nostra ricerca.
laboratorio P, l’arte come luogo quotidiano
Il laboratorio P è stato soprattutto un luogo di vita e sperimentazione artistica in cui per quasi vent’anni si sono sovrapposte le sofferenze e le invenzioni di chi cercava il luogo e gli strumenti per esprimere la propria arte o semplicemente per trovare un altro e diverso equilibrio con il mondo, con la propria vulnerabilità, con la fragilità che ci appartiene. Le immagini qui proposte sono tratte dal fondo di Oltre il Giardino.
al bar “il posto delle fragole”
Nel 1987, nello spazio esterno de Il Posto delle fragole, Uliano Lucas ritrae con la sua macchina fotografica cinquantacinque persone a cui chiede di posare e mostrarsi come si immaginano, come si sentono, come vogliono essere visti. Fra di loro ci sono medici, pazienti, passanti; indistinguibili l’uno dall’altro, la provocazione di Lucas funziona perfettamente. “Fra di essi quello di una donna che è diventata sintesi nella sintesi, credo, di un mio modo di vedere l’uomo e l’esistenza”. Uliano Lucas, http://www.ulianolucas.it/
i falò e la musica nel parco
Il Laboratorio P è immerso in uno spazio di sperimentazione che travolge le controculture triestine. Dopo il suo concerto all’ex OPP nel 1975, Ornette Coleman dirà “Neppure noi avevamo la minima idea di chi potesse esserci in quell’ospedale, ci siamo trovati fra tanta gente di tutti i tipi e certo non avresti potuto dire, guardandoli in faccia, questo è malato e questo no” (Ornette Coleman). Come segnala Mariagrazia Giannichedda quei concerti erano parte di un mondo di invenzioni “che mescolavano vite, spazi, linguaggi, saperi”. Immagini tratte dal fondo di Radio Fragola.
altre sbarre, altre istituzioni totali da sfidare
Oltre gli spazi della salute mentale, entrare fuori ha significato portare le pratiche espressive nelle istituzioni totali tutte della città. Scrive Franco Rotelli: “Dal momento in cui l’internato entra in carcere, o poco tempo dopo, non ha più importanza il suo reato né tanto meno la sua storia. Assume l’abito dell’istituzione e da quel momento l’identità del carcerato. In ordine a questa nuova identità sarà giorno per giorno visto, osservato, giudicato. Perché quel che conta è che egli sia appiattito e riconvertito in una scheggia seriale di una istituzione normativa. A nessuno interesserà più il reato, il suo perché. A noi sì.”