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l’accademia di oggi

Dopo la scomparsa di Claudio Misculin nel 2019, l’Accademia continua il proprio lavoro con un laboratorio giornaliero nel quale si lavora principalmente sul “Corpo Voce”, tenuto da Francesca Varsori e Roberto Marcucci. Nell’ultimo spettacolo “Tu che mi fai” si racconta delle tre donne che hanno vissuto e costruito questa esperienza insieme a Claudio, narrando la poesia e l’utopia di questa storia dal loro peculiare punto di vista. Ogni passaggio fu controversia e impegno fisico, etico, sociale, politico, culturale. Affresco lucido, ironico, poetico e profondamente umano di volti, sentimenti, ricordi, crisi, conquiste, sfide, vittorie e sconfitte, i luoghi, i passaggi e paesaggi che sono la storia e le storie di questo teatro. Immagini del fondo dell’Accademia della Follia.

una ricerca tra il palco e la vita

Come racconta Angela Pianca, il lavoro dell’Accademia della Follia è “ ai confini del teatro, della follia, della normalità, tra salute e malattia. E sono i corpi degli uomini a vivere nella concretezza la diversità, nell’adattamento o nella sofferenza. La sofferenza è percezione di un’assenza. La cultura come progetto degli uomini sulla realtà, è inevitabilmente comunicazione delle lacune o degli eccessi di esistenza, espressione della necessità della trasformazione. È denuncia di un limite ma del limite è anche esplorazione e ricerca. E’ segnalazione dello scarto tra ciò che c’è e ciò che potrebbe esserci. Nostalgia di un futuro che si scorge negli spiragli di un presente.” Immagini del fondo dell’Accademia della Follia.

dal velemir teatro all’accademia della follia

Nelle parole di Claudio Misculin, la sfida oltre il Velemir Teatro di pensare la compagnia teatrale come Accademia di ricerca nasce da una esperienza radicale della diversità negata come possibilità di trasformazione dell’esistente. “Parlando di “metodo di lavoro”, mi sento in dovere di affermare che non esiste metodo in arte, esiste l’esperienza. Io ho fatto un’esperienza alla quale ci si può riferire. “L’arte è un’apertura permanente che non si può vivere senza l’accettazione e la ricerca lucida e deliberata del rischio”(Kantor). Ebbene il fattore rischio che ho scelto per giocare all’interno dell’arte è la “follia”. […] Il teatro diventa anche mezzo, strumento di concreta quotidiana mediazione d’oggetto con altri soggetti, sani o malati che siano. Luogo di produzione di cultura, attività di formazione alla relazione con uomini, donne e cose”. Immagini di Neva Gasparo, Tiziano Neppi e altre percorse ancora a noi non note.

manifesti e locandine

Quasi giunta al traguardo di cinquanta produzioni teatrali a partire dalla sua fondazione nel 1983, raccogliamo qui alcune delle locandine e dei manifesti che hanno accompagnato gli spettacoli, dal 1983 al 1991 del Velemir Teatro e poi a partire dal 1992 dell’Accademia della Follia. Immagini tratte dai fondi di Oltre il Giardino e dell’Accademia della Follia. Per la teatrografia completa: https://www.accademiadellafollia-claudiomisculin.it/teatrografia/.

il padiglione M per la cooperazione sociale

Intorno all’Accademia della Follia vive un insieme di pratiche, una ecologia di cura: in un ampio salone al pianterreno del padiglione M, ha  sede la cooperativa Lister Sartoria Sociale. A fianco il laboratorio di ceramica Officine Samos e dall’altra parte del lungo corridoio del padiglione, Itinerari Basagliani e Radio Fragola. E poi gli uffici delle cooperative sociali, La Collina, CLU Franco Basaglia, Agricola Monte San Pantaleone. Giorno per giorno, in questo luogo, si concretizza una stretta collaborazione tra servizi sociali e sanitari nel tentativo di individuare ed elaborare proposte e risposte nel campo del lavoro, dell’espressione, della socialità. Immagini di Radio Fragola, Lister Sartoria Sociale, Cooperativa Agricola Monte San Pantaleone e Officina Samos.